Posts by: Roberto Della Seta

La Costituzione ridotta a papocchio tra Renzi e Bersani

Camera dei Deputati. Pier Luigi Bersani torna in aula dopo la lunga malattia

Articolo su Huffington Post – 

Dal dramma, lo stesso mille volte annunciato e mai consumato, della lacerazione del Pd, alla farsa del papocchio tra Renzi e Bersani. Si può sintetizzare così la fine- così pare – dell’estenuante tira-e-molla tra maggioranza e minoranza Pd sull’ormai celeberrimo articolo 2 della riforma costituzionale, quello che fissa i criteri di elezione dei nuovi senatori.

Dopo mesi di avvertimenti minacciosi da una parte e dall’altra – i bersaniani che strepitavano: “Sui princìpi costituzionali non si tratta”; i renziani che reagivano: “Avete perso il congresso, arrendetevi” -, alla fine ha prevalso il più classico dei “volemose bene”. Peccato che a farne le spese sia la Carta costituzionale, nella quale – in base all’emendamento concordato tra maggioranza e minoranza Pd – starà scritto che i nuovi senatori saranno individuati “in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi, secondo le modalità stabilite dalla legge”.

Insomma, d’ora in avanti non avremo un Senato né eletto dal popolo né nominato dalle Regioni, ma così così. Ognuna delle parti in commedia – mai metafora fu più calzante – potranno rivendicare di avere vinto: i renziani diranno, già dicono, che resta fermo il principio che ad eleggere i senatori saranno i consigli regionali, i bersaniani canteranno vittoria per avere ottenuto un riferimento esplicito alle “scelte espresse dagli elettori”.

Tutto si poteva fare per superare, obiettivo sacrosanto, il bicameralismo paritario: abolire il Senato, che non esiste in molti Paesi democraticissimi; oppure trasformarlo in Camera federale com’è in Germania (dove i senatori rappresentano i governi dei länder) o in Camera espressione delle autonomie locali com’è in Francia (dove i senatori sono eletti da una platea di 150 mila tra sindaci, consiglieri dipartimentali, consiglieri regionali) o ancora in Camera di controllo e garanzia eletta a suffragio universale com’è in Spagna. No, la coppia d’assalto Renzi-Bersani non si è accontentata di riciclare ricette altrui: ha preferito creare dal nulla questo Senato-ircocervo che a seconda di come si guarda e di chi lo guarda cambia natura.

Di chi la colpa maggiore per questo indecente “papocchio”? Di entrambi i contraenti, certo, anche se la figura più ridicola sembra toccare alla cosiddetta sinistra Pd. Renzi almeno ha le idee chiare, a lui – l’ha detto più volte – di com’è scritta la nuova Costituzione interessa poco. Invece i “sinistri” Pd sembrano sempre più “embedded”: non sanno cosa vogliono, dove vogliono andare e vivono beati in questa ormai pluriennale incoscienza.

 

Roberto Della Seta

Francesco Ferrante

Cos’hanno in comune tra loro Landini, Le Pen, Grillo e Salvini

landini

Articolo su Il Foglio

Sostiene Landini: “La coalizione sociale realizza oggi ciò che vi è nel marxismo di più vero, di potentemente originale, di superiore a tutte le formule (…). Il sindacato è lo strumento della trasformazione sociale”.

Scusate, era una bufala. A parlare così non è Maurizio Landini ma è stato più di un secolo fa Georges Sorel, filosofo francese considerato il “padre” del sindacalismo rivoluzionario, e le parole “coalizione sociale” – invece di “sindacalismo rivoluzionario” – e “trasformazione” – invece di “guerra” – sono apocrife. Ma il concetto espresso da Sorel, l’idea cioè che il sindacato dovesse svolgere un ruolo politico generale e diretto evitando ogni delega di rappresentanza ai partiti socialisti, ricorda da vicino la formula landiniana della coalizione sociale: alleanza tra soggetti sociali nei quali si esprime l’autorganizzazione dei lavoratori e dei cittadini “attivi”, soggetto pienamente politico pur non essendo e non volendo farsi “partito” che ambisce a rappresentare bisogni e interessi che i partiti – in particolare il Partito democratico – hanno smesso di rappresentare. Read More…

Ilva: il “lavoro sporco” degli ultimi tre governi

ILVA: UE CONTRO ITALIA PER CARENZE CONTROLLI SU TARANTO

Articolo su Huffington Post –

L’Ilva di Taranto non è più soltanto il massimo simbolo di un modello di industria – lo stesso di Porto Marghera o di Bagnoli – che ha praticato per decenni il sistematico disprezzo di ogni garanzia e protezione a difesa dell’ambiente, della salute dei lavoratori e di tutti i cittadini. Oggi è anche di peggio: è il terreno di sperimentazione di leggi che tale disprezzo elevano a norma, a principio giuridico, affermando l’idea che l’interesse di un’impresa debba venire prima della sicurezza del lavoro e della tutela della salute pubblica.

La prova di questa scelta è nella sequenza via via più inquietante di decreti varati negli ultimi anni dai governi Monti, Letta, ora Renzi per impedire alla magistratura l’applicazione all’acciaieria di Taranto di un persino banale precetto costituzionale: nessun interesse privato per quanto economicamente rilevante può contare di più del diritto dei cittadini a un ambiente sano, a un’aria respirabile. Read More…

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