Scienza

Notizia clamorosa: il Pil mondiale aumenta ma diminuiscono le emissioni nocive

detail of white smoke polluted sky

“Ottime notizie da Parigi: dopo oltre due secoli di aumento costante, per la prima volta nel 2015 le emissioni di gas serra, con il Pil che sale, diminuiranno dello 0,6%. E’ in corso quello che viene definito disaccoppiamento, ovvero si può produrre di più inquinando di meno, smontando le teorie e le resistenze di chi considera l’inquinamento un fattore economico ineludibile”.

Lo dichiarano gli esponenti di Green Italia, presenti alla Cop 21 di Parigi, in merito allo studio presentato oggi in conferenza stampa dal prestigioso istituto di ricerca Tyndall Centre for Climate Change Research dell’università East Anglia.

“Da diversi decenni a questa parte – continuano Della Seta e Ferrante – il livello di inquinamento prodotto dall’anidride carbonica è sempre aumentato, anche nel pieno della crisi economica mondiale.

Il dato annunciato dall’istituto Tyndall costituisce uno spartiacque nell’andamento dell’economia globale, e uno stimolo alla politica affinchè vengano presi accordi vincolanti per invertire realmente la tendenza a livello globale di emissioni inquinanti.

I principali emettitori mondiali di CO2 o prenderanno impegni precisi e verificabili, per ridurre costantemente nei prossimi 10/15 anni i livelli di inquinamento, oppure l’umanità sarà esposta ai danni devastanti e tutt’altro che inevitabili di un ulteriore innalzamento del riscaldamento globale”.

La Laudato si’ è un’enciclica che pesa quanto la Rerum Novarum

papa

Articolo su Huffington Post –

Quando più di un secolo fa, nel 1891, papa Leone XIII promulgò l’enciclica “Rerum Novarum“, nell’establishment di allora non mancarono reazioni di fastidio o peggio di stizza. L’idea che la Chiesa, da secoli pilastro decisivo dello “status quo” sociale, sostenesse la necessità di regolare lo sviluppo e l’organizzazione dell’economia “capitalista” tenendo conto anche e molto dei diritti e dei bisogni dei lavoratori, fu vista da alcuni come un cedimento inaccettabile al nascente movimento socialista, da altri come una presa di posizione “anti-moderna” che cercava di imbrigliare il progresso.

Succede lo stesso con l’enciclica di papa Francesco “Laudato Si'”, che pone per la prima volta la difesa dell’ambiente e degli equilibri ecologici, nella politica come nella vita quotidiana, come un “dovere” cristiano. In America la destra repubblicana, “negazionista” da sempre sui cambiamenti climatici, accusa il papa di invadere il campo delle scelte politiche che non gli compete. Si unisce al coro persino il cattolico convertito Jeb Bush, candidato alle presidenziali, che ha diffidato Francesco: “Non mi faccio dettare la politica economica dai miei vescovi, dai miei cardinali o dal mio Papa”. In Europa e anche in Italia le reazioni di fastidio sono meno esplicite, ma il “papa verde” fa storcere la bocca pure a tanti “liberisti” nostrani . L’accusa a Francesco è la stessa che a fine Ottocento veniva mossa a Leone: “La Chiesa si occupi della cura delle anime ma lasci stare la politica”.

Questa insofferenza diffusa è tutt’altro che innocente. Il paragone non sembri azzardato: la svolta ecologista di questo papa può produrre effetti altrettanto profondi sulla società, sulla cultura, sulla stessa politica di quelli che vennero dalla “Rerum Novarum” di Leone XIII, manifesto di fondazione della dottrina sociale della Chiesa. Le parole del papa sono decisamente ingombranti non solo per la grande influenza morale di chi le pronuncia presso centinaia di milioni di cattolici in tutto il mondo, ma per due ragioni squisitamente laiche: possono dare una spinta formidabile – come fu per l’enciclica sociale di papa Leone – a rinnovare contenuti e confini dell’etica pubblica, e poi schierano la Chiesa in una competizione attualissima e quanto mai aspra, quella tra l’economia dominante negli ultimi decenni – finanza, energia dei fossili e del nucleare, industria pesante dal cemento all’acciaio alla chimica di vecchia generazione – e la nuova economia dematerializzata – energie pulite, chimica verde, nuovi materiali – in cui l’innovazione tecnologica è spesso colorata di “green”. Si tratta di due ordini d’interessi entrambi legittimi e del tutto inconciliabili: il primo resiste a trasformazioni, in parte dettate da immensi problemi ambientali come il cambiamento climatico, che lo condannano al declino, il secondo di tali trasformazioni approfitta per crescere e affermarsi. Read More…

Il bollettino Onu smentisce drammaticamente i negazionisti del cambiamento climatico mai in Italia Renzi insiste col governo fossile

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“Il bollettino dell’organizzazione  meteorologica mondiale smentisce drammaticamente e senza possibilità di appello i negazionisti dei cambiamenti climatici che nel mondo, e anche in Italia, hanno in questi anni continuato a sottovalutare e sminuire dati allarmanti relativi alla salute del pianeta. Con una concentrazione di C02 di quasi 400 parti per milione la crisi climatica subisce una brusca accelerazione, cui l’Europa e dunque anche l’Italia dovrà porre rimedio in tempi brevi, intensificando l’utilizzo delle energie rinnovabili e migliorando sensibilmente l’efficienza energetica” .

Lo dichiarano gli esponenti di Green Italia Roberto Della Seta e Francesco Ferrante.

“Alla luce dei dati dell’agenzia dell’Onu – continuano gli esponenti ecologisti –  le ultime misure di  politica energetica dell’Italia appaiono ancora più sconsiderate: l’apertura di una stagione di trivellazioni petrolifere per aumentare l’utilizzo degli idrocarburi, e la scelta di privilegiare il trasporto su gomma qualificano il governo Renzi come pericolosamente sbilanciato a favore del fossile e dell’aumento della C02. Il rapporto mette nero su bianco che i fenomeni meteorologici stanno diventando sempre più estremi a causa delle attività umane, e una strategia di contrasto deve essere messa in campo da subito, anche in vista del meeting delle Nazioni Unite sul clima del prossimo anno a Parigi”.

“L’Europa ha l’occasione di essere il leader globale nella lotta ai cambiamenti climatici, e il governo italiano dovrebbe improntare la propria presidenza dell’Unione europea per arrivare a una posizione forte, avanzata e coraggiosa, superando le resistenze dei paesi ancora adesso assestati su posizioni di retroguardia” – concludono Della Seta e Ferrante.

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