Società

Viva la lentezza! In città limite di velocità quasi dimezzato?

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Articolo scritto con Francesco Ferrante su Huffington Post

C’è la possibilità, concreta e rivoluzionaria, che il nuovo Codice della Strada abbassi a 30 km all’ora il limite di velocità nelle aree urbane. Sarebbe una svolta epocale, da tanti punti di vista. Da quello politico, intanto: per una volta gli abitanti del Palazzo privilegerebbero l’interesse generale sulla ricerca di facile consenso; se il limite di velocità per le auto in città scende da 50 a 30, infatti, è probabile che molti automobilisti non la prendano benissimo, ma è sicuro che ne guadagnerebbe molto la mobilità urbana e la sicurezza dei cittadini.

Questo felice caso di una politica più lungimirante che tattica è reso possibile da una stranissima “larga intesa” che vede insieme le associazioni – Salvaciclisti, Rete mobilità nuovaLegambiente – da tempo impegnate per la moderazione della velocità in ambito urbano, e poi il sottosegretario ai trasporti Erasmo D’Angelis, un po’ di parlamentari di diversi schieramenti, l’Anci, le compagnie di assicurazione, le associazioni dei pedoni e dei ciclisti, i tassisti e perfino il Touring Club, Libera e la Coldiretti.

Ma il cambiamento più importante è quello che riguarderà la sicurezza di chi si muove in città. A 30 km orari, infatti, il numero di morti in incidenti stradali si dimezza(nessun altra misura è in grado di ottenere, da sola, un risultato di questa portata) e, peraltro, sollevare il piede dall’acceleratore comporta solo vantaggi: diminuiscono i consumi di carburante, lo smog, il rumore, lo stress alla guida, diventa più agevole e meno insicuro andare in bici.

Al contrario di ciò che viene da pensare, limiti più bassi non fanno nemmeno aumentare i tempi di percorrenza, visto che una guida aggressiva, che copre al massimo della velocità possibile i tratti liberi tra un semaforo e l’altro o tra un incolonnamento e l’altro, fa guadagnare al massimo – lo dicono i dati di numerosi test – 10 secondi al chilometro. Tanto sgommare per nulla. Read More…

Alluvione sarda: le lacrime di coccodrillo e le larghe intese

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Articolo su Huffington Post

L’alluvione in Sardegna, più esattamente le sue tragiche conseguenze, hanno tanto a che fare con le larghe intese. Non dite “che c’entra?”, perché c’entra eccome. Le larghe, larghissime intese contro il territorio sono quelle della politica di destra e di sinistra e anche di buona parte della stampa: di tutti coloro, insomma, che oggi versano lacrime di coccodrillo per i morti di Olbia, di Arzachena, di Torpé, di Uras, che fino a ieri tagliavano i fondi per prevenire o limitare i danni di queste emergenze, che da domani, temiamo, ricominceranno a ignorare (i media, tranne rare mosche bianche da Giovanni Valentini a Gian Antonio Stella a Ferruccio Sansa) o a favorire (la politica bipartisan) il totale dissesto del suolo italiano aspettando la prossima “Sardegna”.

Questo film già visto infinite volte è così sempre uguale a se stesso da far suonare rituali, quasi accademiche anche le parole di chi – qualche politica e giornalista “atipico”, geologi e meteorologi, noi ecologisti – non ha mai smesso di denunciare l’Italia colabrodo.

Malgrado tutto però noi insistiamo, cominciando da alcuni numeri. E’ vero: in poche ore sull’Ogliastra e sul Nuorese è caduta tanta pioggia quanta in genere ne arriva in un anno: più o meno 400 millimetri. Ma non è la prima volta che succede. Come ha ricordato il meteorologo Luca Mercalli, soltanto negli ultimi dieci anni è capitato in altre due occasioni, 2008 e 2004; andò ancora peggio nell’ottobre 1951: in 4 giorni caddero sull’Ogliastra 1400 millimetri d’acqua.

Dunque il nubifragio di lunedì è stato sì un fenomeno eccezionale, probabilmente inasprito dai cambiamenti climatici globali che stanno investendo il Mediterraneo. Ma non è stato un fenomeno inedito.
Che si può fare per minimizzare i danni di eventi come questo? Si può, si deve rendere più efficace il “pronto soccorso” della protezione civile, che oggi funziona bene nel suo snodo centrale di allertamento e coordinamento ma troppo spesso perde rapidità ed efficienza quanto più ci si allontana da Roma e ci si avvicina ai luoghi fisici, concreti dove c’è da gestire un’emergenza improvvisa e grave. Read More…

Tav, ci mancava il nostalgico De Luca

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Articolo sul Fatto Quotidiano

Ci mancavano le amenità “anarco-movimentiste” di Erii De Luca, inframmezzate dall’abbraccio mortale ai no-Tav dei brigatisti in carcere e dal criminale pacco-bomba spedito a un giornalista torinese della Stampa, per cancellare del tutto ogni traccia residua di razionalità e di confronto nel merito dal dibattito pro e contro la Torino – Lione.

Non bastavano le falangi contrapposte  e ugualmente ottuse dei si-Tav e dei no-Tavv, capeggiate dagli Esposito e dai Perino che sulle rispettive, più o meno disinteressate ideologie hanno costruito grande visibilità, e nel caso di Esposito, discreta carriera.

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