Leggi razziali, al liceo Visconti targa in ricordo dei 58 alunni ebrei cacciati

viscontiArticolo su Corriere della Sera (Roma)

Questa mattina nel cortile del Liceo Visconti verrà scoperta una targa con 58 nomi: delle ragazze e dei ragazzi dagli 11 ai 18 anni che nel settembre 1938 furono espulsi dalla scuola per le leggi razziali.  E’ la prima volta che una scuola italiana compie un gesto così.

Per il Visconti, liceo romano a pochi passi dal Ghetto, questa del ’38 fu quasi una decimazione. 58 alunni si ritrovarono da un giorno all’altro cancellati dai registri già pronti per l’inizio dell’anno scolastico; trasformati per legge in “non cittadini”. Tra loro c’erano mio padre Piero, 16 anni, sua sorella Giovanna, 13 anni, molti loro cugini e moltissimi loro amici. Tra loro c’erano anche Giancarlo Della Seta e Lello Frascati, 11 anni tutti e due, che cinque anni dopo, il 16 ottobre 1943, figureranno nell’elenco dei 1023 ebrei romani “rastrellati” dai tedeschi nel Ghetto e deportati a Auschwitz. Torneranno vivi in 16: né Giancarlo né Lello.

In quel settembre di 71 anni fa per i 58 espulsi del Visconti, come per altre migliaia di bambini e ragazzi italiani cacciati da scuola perché ebrei, cominciò un cammino di sofferenza lungo degli anni, sempre più incerto e doloroso fino alla Liberazione. Anni passati prima da “invisibili” – ignorati ed evitati dal mondo di amici, compagni di scuola, vicini di casa non ebrei che fino al giorno prima consideravano il loro mondo – e alla fine sotto l’occupazione nazista da “clandestini”. Qualcuno – Giancarlo, Lello – finì sommerso dalla tragedia della Shoah, la maggioranza le sopravvisse e più d’uno tra i sopravvissuti – Gino Fiorentino morto di recente, Piero Piperno che stamattina racconterà la sua esperienza davanti alla targa con anche il suo nome – s’impegnerà per tenere vivo tra gli italiani, soprattutto tra i giovani, il ricordo di allora.

Nella vita di tutte le vittime, dei “sommersi” come dei “salvati”, il settembre delle leggi razziali segnò la fine dell’innocenza. Onorarne i nomi è un atto di giustizia. Per me e spero per tanti è anche un atto di ribellione civile contro l’antisemitismo e il razzismo, che continuano, ed è un atto di speranza in un futuro senza più invisibili e clandestini.

Corriere della Sera (Roma)

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