della seta

Negazionismo, un reato che non serve

neg

Articolo sul Fatto Quotidiano

Negare “in tutto o in parte” la Shoah e in genere i crimini di genocidio, di guerra, contro l’umanità, sta per diventare reato: manca solo il sigillo definitivo del Senato, dopo che martedì la Camera ha approvato in seconda lettura e con minime modifiche un testo “multipartisan” (Pd, sinistra, destra; astenuti i Cinquestelle) che sanziona il “negazionismo” come aggravante del reato di istigazione alla violenza e all’odio razziali.

Malgrado il largo consenso ricevuto in Parlamento, l’introduzione del reato di negazionismo è un tema controverso, su cui in un recente passato non sono mancate discussioni e polemiche.

In Italia il primo a lanciare l’idea fu nel 2007 l’allora ministro della giustizia Mastella. Moltissimi approvarono, altri sollevarono dubbi. Stefano Rodotà scrisse che la norma proposta era “una di quelle misure che si rivelano al tempo stesso inefficaci e pericolose”. Alcuni autorevoli storici italiani – da Carlo Ginzburg a Giovanni De Luna, da Sergio Luzzatto a Bruno Bongiovanni – promossero un appello pubblico in cui sostenevano che “ogni verità imposta dall’autorità statale non può che minare la fiducia nel libero confronto di posizioni e nella libera ricerca storiografica e intellettuale”. Punti di vista analoghi espressero nell’occasione intellettuali europei come Paul Ginsborg e Thimoty Garton Ash. Read More…

Alexander, le visioni di un intellettuale di frontiera

Langer_fum

Articolo  su l’Unità  –

Esattamente vent’anni fa, il 3 luglio 1995, Alexander Langer se ne andava volontariamente da questo mondo impiccandosi a un albero di albicocche a Pian dei Giullari, vicino Firenze. Lasciò un biglietto con queste parole: “non siate tristi, continuate in ciò che era giusto”.

Quando morì, Langer era deputato italiano e capogruppo dei Verdi nel Parlamento europeo. Ma nella sua vita ancora giovane, 49 anni, era stato molto di più: protagonista dei movimenti giovanili nati dal ’68, giornalista (fu direttore del giornale “Lotta Continua”), primo leader riconosciuto dei Verdi italiani. Soprattutto, Alexander Langer è stato un originalissimo intellettuale e politico “di frontiera”.

Fu di frontiera, Langer, nel senso geografico del termine. Era nato a Vipiteno in una famiglia di lingua tedesca – padre austriaco di origini ebraiche, madre altoatesina – ma rifiutò sempre la logica (tuttora operante) delle “gabbie etniche”, in base alla quale chi è nato e risiede nella provincia di Bolzano per accedere ai diritti di cittadinanza deve dichiarare formalmente la propria appartenenza a una delle tre comunità linguistiche (tedesca, italiana, ladina). Per questa sua “obiezione di coscienza”, a inizio 1995 gli fu rifiutata la candidatura a sindaco di Bolzano.

Langer in realtà dava grande valore alle identità, anche alle identità etniche, come radici preziose che legano – quasi naturalisticamente – ogni essere umano alla sua terra. In questo era certamente più tedesco che italiano. Al tempo stesso, la sua “visione civile” di cittadino orgogliosamente europeo si è sempre nutrita di un fortissimo spirito cosmopolita e del tema della convivenza multietnica, fino alla sofferta e disperata battaglia, anche questa squisitamente di frontiera, per convincere l’Europa – e lo stesso movimento pacifista di cui si sentiva parte – a intervenire per fermare la guerra etnica che dilaniava la Bosnia. Separandosi dolorosamente da quei pacifisti “integrali” che respingevano per un principio assoluto ogni ipotesi di intervento armato nella ex-Jugoslavia, Langer opponeva loro la necessità – un imperativo etico prima che una scelta politica – di “una forte autorità internazionale capace di minacciare ed anche impiegare, accanto agli strumenti assai più importanti della diplomazia, della integrazione economica, della informazione veritiera, la forza militare, esattamente come avviene con la polizia sul piano interno degli Stati”. Questo  “capitolo” della vita pubblica di Langer propone oltretutto una drammatica coincidenza di date: il suo suicidio è del 3 luglio 1995, una settimana dopo, l’11, nella città bosniaca di Srebrenica in una zona teoricamente sotto tutela dell’Onu le truppe serbo-bosniache comandate dal generale Mladic sterminarono 10 mila bosniaci di religione musulmana. Read More…

Le grandi navi possono entrare a Venezia?

Bruxelles – L’Eurodeputata S&D Elly Schlein ha presentato un’interrogazione urgente alla Commissione europea sulla proposta avanzata dall’Autorità Portuale di consentire l’accesso alle navi da crociera nella Laguna di Venezia attraverso lo scavo del Canale di Contorta-Sant’Angelo.

Si tratta di  una via d’acqua lunga 5 chilometri, larga 100 metri e profonda 5 metri che “determinerebbe alterazioni irreversibili nell’ecosistema lagunare”. L’area interessata, infatti, fa parte della Rete Natura 2000 con due Siti di Interesse Comunitario (“Laguna medio-inferiore di Venezia” e “Laguna superiore di Venezia”) e una Zona di Protezione Speciale (“Laguna di Venezia”).”

“Seguo da tempo, con preoccupazione, le vicende che riguardano il Canale di Contorta -ha dichiarato Elly Schlein- per questo motivo confrontandomi con Roberto Della Seta di Green Italia, abbiamo elaborato un’interrogazione urgente in cui chiedo alla Commissione europea in che modo intenda garantire la salvaguardia dei siti della Laguna di Venezia compresi nella Rete Natura 2000, che verrebbero gravemente compromessi dalla scavo. Molti cittadini e associazioni si sono mobilitate da tempo e contro il progetto si sono espressi anche l’ISPRA e i Comuni di Venezia e di Mira”.

Il testo dell’interrogazione è stato presentato, ieri sera, dallo stesso Roberto Della Seta in occasione di un’iniziativa a Marghera su temi ambientali insieme a Felice Casson, candidato sindaco di Venezia, da sempre in prima linea in questa battaglia.

1 2 3 17  Scroll to top