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Vergogna-Renzi, ancora rimandata legge su ecoreati. Ecomafie e industrie dei veleni ringraziano

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“Quello che si temeva è avvenuto: con il pretesto di eliminare una norma frutto di un emendamento a suo tempo approvato e che si sarebbe potuto cancellare con un successivo decreto, il governo Renzi e la sua maggioranza hanno per l’ennesima volta rimandato l’approvazione della legge che introduce i reati ambientali nel codice penale. Una decisione vergognosa, che rischia nel nuovo passaggio in Senato di impantanare una legge di civiltà che l’Italia aspetta da vent’anni”.

Lo dichiarano gli esponenti di Green Italia Roberto Della Seta e Francesco Ferrante.

“Senza gli ecoreati nel codice penale – continuano gli esponenti ecologisti –  comportamenti criminali come lo smaltimento clandestino dei rifiuti ad opera delle ecomafie, l’avvelenamento industriale causato dall’Ilva e da tante altre industrie che da decenni seminano inquinamento e malattie, stragi come quella dell’Eternit di Casale Monferrato, continueranno a rimanere impunite”.

“Adesso occorre moltiplicare gli sforzi per imporre la sia pure tardiva approvazione di questa legge: l’Italia, dove l’illegalità ambientale imperversa da decenni non può permettersi altri anni di attesa” – concludono Ferrante e Della Seta.

Orfini e De Vincenti, gli anelli mancanti dell’evoluzione dem

Articolo sul Fatto Quotidiano –

Spesso si sente dire a sinistra: com’è stata possibile in così breve tempo una così radicale “mutazione genetica” del Pd, finito – quasi senza colpo ferire – sotto il controllo esclusivo di Matteo Renzi? La risposta non può essere soltanto nel leggendario istinto trasformista delle élite politiche italiane, che pure ha contato parecchio (con casi persino comici: come Migliore, trasformatosi in sei mesi da capogruppo di Sel alla Camera in ultrà renziano relatore dell”Italicum”). In realtà, a guardarla bene la discontinuità tra la vecchia sinistra di derivazione Pci, simboleggiata meglio di tutti da D’Alema, e il “Pdr”, il “Partito di Renzi” , è assai meno profonda di quanto appaia a prima vista. Per capirlo basta fermarsi su un paio di figure “cerniera” di questo processo, quasi degli “anelli mancanti” nella catena di passaggi e trasformazioni che hanno condotto dal dalemismo al renzismo. Il primo “anello mancante” è Matteo Orfini, da circa un anno presidente del Pd. Read More…

I sindacati si uniscano al nostro appello per le opere utili, legali e sostenibili “E’ finito il tempo delle mele (marce)”

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“Ottima iniziativa il decalogo “Legalità e qualità nelle opere pubbliche”  indirizzato al Premier  e ministro ad Interim delle Infrastrutture Matteo Renzi, lanciato da Legambiente, Libera, Cgil, Cisl e Uil. Le 10 priorità e 30 proposte concrete per un futuro migliore sono sicuramente un viatico per un rilancio sostenibile e onesto del sistema infrastrutturale italiano, e dunque chiediamo alle tre grandi rappresentanze dei lavoratori di unirsi allo sforzo degli ecologisti italiani, e di sostenere l’appello “E’ finito il tempo delle mele (marce), si apra la stagione delle opere utili, legali e sostenibili”, che Green Italia ha lanciato e che  sta ricevendo l’appoggio crescente di cittadini, politici, tecnici e intellettuali”.

Lo dichiarano gli esponenti di Green Italia Francesco Ferrante e Roberto Della Seta, tra i firmatari e promotori dell’appello che vede le firme, tra le altre, del Copresidente Partito Verde Europeo Monica Frassoni, dell’artista Moni Ovadia, lo storico dell’arte Tomaso Montanari, del climatologo Luca Mercalli, del produttore cinematografico Carlo Degli Esposti, del presidente dell’Arci Francesca Chiavacci, dei parlamentari Pd Pippo Civati, Felice Casson, Luca Pastorino e Adele Gambaro, delle senatrici Loredana De Petris, Alessia Petraglia  e Alessandra Bencini, dei portavoce dei Verdi Luana Zanella e Angelo Bonelli, dei presidenti di Legambiente e WWF Vittorio Cogliati Dezza e Donatella Bianchi.

“L’Italia – continuano gli esponenti ecologisti –  ha sì bisogno di infrastrutture, ma non quelle che una cupola affaristica grazie alla Legge Obiettivo impone da anni al Paese a carissimo prezzo, e con pessimi ritorni in termini di utilità, in un regime “di eccezione” a base di deroghe alle norme ordinarie dal quale i soli ad avvantaggiarsi sono stati i corrotti. Serve al Paese una diversa politica infrastrutturale, che parta dalla programmazione di costi e benefici, e che sia sostenuta dal confronto pubblico. Con queste premesse mai avrebbe visto la luce un’autostrada inutile come la Brebemi, mentre i milioni di pendolari ferroviari avrebbero un incremento della qualità del servizio che utilizzano ogni giorno”.

“Basta con i regali miliardari a lobby potenti come quella dei ‘signori delle autostrade’, ma non possiamo nemmeno rinunciare alle nuove opere pubbliche per il timore della corruzione: occorre svuotare il cesto dalle ‘mele marce’, e cambiare quel sistema che ha permesso a  corrotti e corruttori di prosperare grazie ad una legislazione opaca” – concludono Ferrante e Della Seta.

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