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Contro Marino l’assalto dei poteri abusivi spodestati

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Articolo su Huffington Post –

Attorno al decreto “salva-Roma”, alla sua decadenza, agli attacchi concentrici contro il sindaco Marino da parte di avversari, presunti alleati e altri interessi vari si sta consumando una mistificazione davvero smisurata.

Cosa davvero si rimprovera all’amministrazione Marino, che governa la capitale da poco più di sei mesi?

Non certo il buco di bilancio, graziosa eredità di Alemanno che per due anni ha continuato a spendere centinaia di milioni che in base ad un decreto del governo Monti del 2011 non arrivavano più. No, Marino è sotto attacco per tutt’altro, e proprio la vicenda del decreto “salva-Roma” lo dimostra. Il provvedimento non è caduto per l’opposizione, scontata e fisiologica, di Cinquestelle e Lega, ma a causa del “fuoco amico“. E’ stato tenuto fermo per settimane in Senato perché una parte della maggioranza pretendeva, per approvarlo, che vi fosse inserito l’obbligo per il Comune di Roma di dismettere le partecipazioni nelle aziende ex-municipalizzate, a cominciare da Acea. Pretesa non proprio innocente, visto che ad avvantaggiarsi della vendita delle quote di Acea oggi in mano comunale sarebbero i soci privati, primo fra tutti quel Caltagirone (15% delle azioni) che a Roma spadroneggia un po’ dappertutto: costruzioni, Acea, giornali… Marino ha rifiutato questa ipotesi, e ha fatto benissimo per la banale ragione che Acea si occupa, oltre che di elettricità (piuttosto male con il suo attuale management privato), anche di acqua, e privatizzare la gestione delle risorse idriche vorrebbe dire rinnegare il risultato dei referendum del 2011 in base al quale la gestione dell’acqua dev’essere pubblica.  Read More…

Matteo, passa da noi sabato se vuoi diventare come Obama

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Articolo su Huffington Post scritto con Francesco Ferrante

– Caro Matteo, non siamo tra quelli che si indignano per il tuo linguaggio politico inedito e un po’ anarchico, per le tue mani in tasca mentre parli in Senato, per le tue battute “ad personam“. In Italia per come è messa la politica, per come ha sceso fino agli ultimi gradini della reputazione pubblica, chi vuole cambiare davvero non può non cominciare mostrandosi diverso, alieno anche nei dettagli, nell’imballaggio.

Invece ci preoccupa che presentando il tuo governo, davanti al Parlamento come davanti alle centinaia di migliaia di tuoi follower su Twitter, tu finora ti sia dimenticato di una questione che è centrale nel discorso pubblico di tutti i grandi innovatori a cominciare dal prototipo Barack Obama: la crisi ecologica come paradigma dei nostri problemi, italiani e globali; e l’ecologia come paradigma di soluzioni che guardino al futuro anziché alle vecchie ricette del Novecento. Questo silenzio ci inquieta persino di più del fatto che tu abbia nominato ministro dell’ambiente una persona rispettabilissima ma messa lì per caso, per assegnare l’ultimo strapuntino rimasto libero. Vuoi somigliare a Obama? Passa all’assemblea di sabato 1° marzo (al Teatro Quirinetta di Roma) dove nasce “Green Italia”: troverai buoni spunti!

La crisi ecologica – che significa nel mondo la minaccia dei cambiamenti climatici e in Italia emergenze altrettanto drammatiche dall’Ilva di Taranto alla “terra dei fuochi” – è uno dei segni che rendono inedita e davvero “epocale” la stessa crisi economica di questi anni. Le due crisi vanno affrontate insieme: si esce dalla seconda solo aggredendo anche la prima, solo mettendo al centro dell’idea di futuro quel nuovo orizzonte politico che prende il nome di “green new deal”. Read More…

Sindaco Marino, per favore resti un marziano!

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Articolo di Roberto Della Seta e Francesco Ferrante su Huffington Post

Come “Un marziano a Roma” del racconto di Ennio Flaiano – il “signor Kunt” che atterrato col suo disco volante dentro Villa Borghese diventa subito una celebrità e viene ricevuto con ogni onore dai potenti – anche Ignazio Marino è un marziano: diventato sindaco a giugno scorso quasi doppiando nel ballottaggio elettorale il suo fallimentare predecessore Alemanno (64 a 36), è primo cittadino di Roma da cinque mesi ma per ora continua a muoversi da extraterrestre.

Marino non è un “indigeno”, forse pure per questo ignora i riti, i riflessi pavloviani, le abitudini (quasi tutte cattive) della politica capitolina: letteralmente li ignora, nel senso che prima non li conosceva e ora fa come se non ci fossero.

Un primo rito ignorato o almeno contestato dal sindaco, vero stigma dell’agire pubblico non solo romano ma decisamente nazionale, è il modello relazionale come criterio di scelta delle persone cui affidare ruoli di responsabilità amministrativa. La “rivoluzione del curriculum” annunciata e in qualche caso già praticata da Marino, l’idea – per l’Italia davvero marziana – di nominare “per merito”, negano decenni di cooptazioni su base relazionale: ti scelgo per un incarico importante non perché sei bravo – magari sei pure bravo ma non c’entra… -, ti nomino per ricambiare un tuo favore (tu mi hai appoggiato, io ora mi sdebito) o perché sei mio amico o amico di qualche mio amico. Per carità, non sarà una rivoluzione semplice e probabilmente non potrà essere completa: ma iniziarla è già un terremoto.

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