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Opportunismo fiorentino

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Articolo su “Il Foglio”

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Niccolò Machiavelli nacque a Firenze nel 1469, 506 anni prima di Matteo Renzi (1975). Forse lo stilista Roberto Cavalli pensava a lui, a Niccolò predecessore di Matteo, quando pochi giorni fa ha dichiarato – per testimoniare la sua “smisurata” fiducia nell’amico Renzi – che a Firenze viene al mondo un grande uomo ogni mezzo millennio. Peraltro, tra Machiavelli e Renzi corrono oggettive analogie. Una su tutte: tra le sue opere in versi, l’autore del “Principe” scrisse quattro “capitoli”, brevi poemi dedicati rispettivamente all’Occasione, alla Fortuna, all’Ingratitudine, all’Ambizione. Tutti e quattro, come si capisce, richiamano con evidenza l’epopea renziana.

Particolarmente adatto all’attuale vicenda dell’ex-sindaco di Firenze oggi Presidente del consiglio è il capitolo in cui Machiavelli descrive l’Occasione come figura allegorica femminile: “Chi se’ tu, che non par’ donna mortale/di tanta grazia el Ciel t’adorna e dota?/Perché non posi? e perché a’ piedi hai l’ale?/Io son l’Occasione, a pochi nota,/e la cagion che sempre mi travagli/è perch’io tengo un pie’ sopra una rota./E tu, mentre parlando el tempo spendi,/occupato da molti pensier vani,/già non t’avvedi, lasso, e non comprendi/com’io ti son fuggita tra le mani”. L’Occasione – il “kaïros” dei greci, la “occasio” dei latini – ha un posto importante nel pensiero di Machiavelli: è l’anello di congiunzione tra Fortuna e Virtù, doti indispensabili per ogni buon Principe. E’ la condizione propizia che arriva improvvisa, spesso inattesa, frutto del caso e comunque di circostanze oggettive ed esterne (“occasio” significa ciò che cade – “casus” – davanti – “ob”). M:a per afferrarla serve una seconda condizione, questa squisitamente soggettiva: la Virtù.

L’Occasione di Machiavelli ha molto a che fare con il concetto di “opportunismo”, largamente utilizzato in queste settimane per descrivere, e quasi sempre per censurare, la spettacolare, fulminante disinvoltura con cui Matteo Renzi prima ha chiuso in pochi giorni un accordo col “pregiudicato” Berlusconi sulla nuova legge elettorale e poi è passato in 48 ore dall’escludere, almeno pubblicamente, l’ipotesi di sostituire Letta senza un passaggio elettorale, alla scelta altrettanto rivendicata di sfiduciare il medesimo Letta e guidare lui senza elezioni un nuovo governo. In effetti, l’”opportunismo” di Renzi può ben essere aggettivato come “machiavellico”, ma a patto di rifiutare per entrambi i termini lo scivolamento semantico che ne ha progressivamente sfigurato il senso originario. Read More…

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