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Trovato il colpevole: è Emiliano. L’ultima “bufala” sul dramma di Taranto

emiliano-845x500Articolo su Huffington Post con Francesco Ferrante

Finalmente, dopo anni di incertezza, è stato individuato il vero colpevole dei problemi drammatici dell’Ilva di Taranto: è il governatore della Puglia Michele Emiliano, che insieme al sindaco della città Rinaldo Melucci ha impugnato davanti al Tar il decretovarato dal governo il 29 settembre scorso con cui veniva modificato il piano di risanamento ambientale dello stabilimento siderurgico.

Se i “promessi acquirenti” di Arcelor Mittal minacciano di ritirarsi e l’Ilva rischia di chiudere lasciando senza lavoro migliaia di operai – così ha tuonato il ministro dello sviluppo Carlo Calenda, al quale subito ha dato man forte il ministro dell’ambiente Galletti – la colpa è di Regione e Comune “che fanno una sistematica e irresponsabile opera di ostruzionismo”.

Nella realtà gli argomenti di questa indignata levata di scudi contro Emiliano, ripetuti più o meno identici dai sindacatiassomigliano maledettamente a una gigantesca “bufala”, a una delle tanto vituperate “fake-news”. Certo è opinabile che temi come questo, che attengono squisitamente ai compiti del decisore politico, siano “devoluti” alla giustizia amministrativa, ma nel merito è fuori di dubbio che Emiliano con la sua scelta di ricorrere contro l’ennesimo decreto “salva-Ilva” si sia limitato a ribadire, per dirla con la favola di Andersen, che “il re è nudo”, abbia certificato che dietro quest’ultimo provvedimento del governo come dietro tutti gli altri sullo stesso tema che l’hanno preceduto, vi è una stessa inaccettabile “filosofia”: l’Ilva va tenuta in vita a ogni costo perché dà lavoro a migliaia di persone e perché l’acciaio è una produzione strategica. Va tenuta in vita anche a costo di ridimensionare le garanzie a tutela della salute e dell’ambiente.

I risultati di questa scelta sono sotto gli occhi di tutti: malgrado l’evidenza conclamata del dramma ambientale e sanitario rappresentato dall’Ilva, il risanamento del sito industriale è ancora un’ipotesi, i parchi minerali restano a cielo aperto e quando il vento spira dalla fabbrica verso la città Taranto continua riempirsi di polvere rossa avvelenata e le scuole restano chiuse.

Il piano inclinato dei decreti “salva-Ilva” è cominciato nell’estate 2010 con il governo Berlusconi, che autorizzò un innalzamento dei limiti di emissione per il benzo(a)pirene nelle città con oltre 150mila abitanti: nei fatti una misura disegnata sull’Ilva di Taranto. Nel luglio 2012 la Procura tarantina dispose il sequestro dell’area a caldo dell’Ilva e mise sotto indagine penale (e agli arresti) per disastro ambientale i Riva, proprietari dell’impianto; il sequestro venne cancellato pochi mesi dopo, a fine 2012, da un decreto del governo Monti che autorizza l’Ilva a produrre per i successivi 36 mesi in attesa di adeguare gli impianti alle prescrizioni ambientali dell’Aia, l’Autorizzazione integrata ambientale. Read More…

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