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Vico, torna in Parlamento l’amico dell’Ilva

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Articolo del Fatto Quotidiano

DOPO LE DIMISSIONI DI BRAY, ARRIVA A MONTECITORIO IL PRIMO DEI NON ELETTI, UN TARANTINO VICINISSIMO AD ARCHINA’

Torna in Parlamento Ludovico Vico, esponente del Pd di Taranto finito nel tritacarne mediatico del novembre 2012 dopo la diffusione delle intercettazioni che mostrano i suoi contatti con l’allora potentissimo dirigente Ilva Girolamo Archinà.

Alle elezioni politiche del 2013, infatti, dopo l’ondata di sdegno che invase Taranto per i rapporti non proprio istituzionali con Archinà il Pd pugliese decise di puntare nella città dei veleni su un outsider come Anna Finocchiaro, contestata più volte nel capoluogo ionico durante quella campagna elettorale, e l’ex assessore regionale al Bilancio della giunta vendoliana, Michele Pelillo.

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Alla Camera si è dimesso Bray e rientra Vico. Pessima notizia per Taranto

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“Dobbiamo fargli uscire il sangue a Della Seta”. Così si esprimeva Ludovico Vico parlando al telefono con Girolamo Archinà, il 1° ottobre 2010, del suo collega di partito “non allineato” nel sostegno ai Riva padroni dell’Ilva. La conversazione è agli atti dell’ordinanza del G.I.P. di Taranto del novembre 2012 relativa all’inchiesta Ilva, ora torna di qualche attualità perché lo stesso Vico, all’epoca dei fatti parlamentare Pd, rientra in Parlamento per effetto delle dimissioni di Massimo Bray.“In questo caso – dichiarano Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, già senatori Pd e che furono i soli parlamentari democratici a votare contro i decreti ‘salva-Ilva’  del Governo Monti – il problema non è giudiziario perché Vico non è sotto processo. E’ invece un immenso problema politico e di etica pubblica: Vico ha tenuto per anni rapporti di stretta comunanza con i Riva, che nel frattempo avvelenavano impunemente lavoratori e cittadini. Da parlamentare, ha cercato di fermare i pochissimi che nel suo partito consideravano l’Ilva di Taranto un bubbone intollerabile. Malgrado tutto questo il Pd nel 2013 l’ha ricandidato in Parlamento, malgrado tutto questo ora Vico ritorna deputato. Davvero una notizia pessima per la città di Taranto e una pagina nera per il Partito democratico. Per quanto ci riguarda, diciamo che anche noi come probabilmente Vico non abbiamo cambiato idea: lui se ne infischia del terribile impatto ambientale e sanitario di questa ‘fabbrica dei veleni’, noi restiamo convinto che il lavoro a Taranto si può salvare solo insieme alla salute, intervenendo rapidamente e senza sconti contro l’inquinamento dell’Ilva”.

Le norme salva-Riva riciclate come emendamento del Governo a un decreto in approvazione al Senato. Napolitano intervenga

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“Non bastava il decreto salva-Riva, confezionato dal Governo per consentire all’Ilva di Taranto di continuare a produrre senza bisogno di rispettare integralmente le prescrizioni per la messa in sicurezza ambientale e sanitaria dell’impianto. Preoccupato dalla ristrettezza dei tempi parlamentari, l’esecutivo ha riciclato questo stesso testo (d.l. 100) trasformandolo in un emendamento (il 22.0.500 ) al decreto legge 91 che tratta materie completamente diverse e che sta per essere approvato dal Senato. Questa è una vera truffa, e ci auguriamo che il Quirinale, che da tempo ammonisce sui troppi decreti legge utilizzati come provvedimenti omnibus, dica in questo caso una parola di chiarezza”.

Lo dichiarano gli esponenti di Green Italia Roberto Della Seta e Francesco Ferrante.

“Il decreto salva-Riva è inaccettabile nel merito, perché – continuano Della Seta e Ferrante –  antepone le convenienze  dei padroni dell’Ilva all’interesse pubblico dei cittadini di Taranto da decenni avvelenati impunemente. Impedire ora al Parlamento ora di discuterlo e modificarlo è un atto antidemocratico ed è l’ennesima conferma che questo governo considera il diritto ad un ambiente sano e pulito poco più che una barzelletta”.

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