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Povera Italia senza passione verde

L’Italia tra i grandi paesi occidentali è quello dove il movimento ambientalista ha ottenuto la sua vittoria più precoce e una delle più eclatanti: l’’abbandono del nucleare sancito dai referendum del 1987.

Ma è pure l’unico dove l’’ambiente è rimasto ai margini del dibattito pubblico e soprattutto dell’’attenzione dei grandi media e delle forze politiche.

Questo paradosso è il filo conduttore di Passione Verde, un bellissimo libro di Francesca Santolini edito da Marsilio da cui arrivano alcune risposte originali sul perché da noi l’’ambiente, per usare una formula cara a Legambiente, mentre è diventato come dappertutto un «gigante culturale», invece è tuttora un «nano politico».

Per illustrare lo stato di «minorità» che caratterizza da sempre il posto dei temi ambientali nella politica italiana, Santolini parte dalle parole dal con cui nel 2001 Altero Matteoli, allora uno dei colonnelli di AN, commentò la sua ri-nomina a Ministro dell’Ambiente (già lo era stato nel 1994): «È come quando ti nasce una figlia femmina», disse candidamente Matteoli, chiarendo con una sola battuta come la pensava sull’ambiente e sulle femmine.

Ma Santolini non è tenera nemmeno con il centrosinistra e con gli stessi Verdi, di cui pure è un’esponente.

Racconta dell’incapacità dei governi e dei partiti di sinistra di vedere nell’ambiente e nei suoi vari capitoli uno dei grandi temi della modernità su cui ridisegnare l’’idea di progresso, di sviluppo, la stessa identità riformista; della mediocrità di molti dei “leader” verdi del passato, tanto più vistosa e desolante se messa al confronto con la genialità di pionieri italiani dell’ecologismo politico come Alexander Langer o di ecologisti europei da Joscka Fischer a Dany Cohn-Bendit a Cem Özdemir, tedesco di origine turca che oggi è a capo dei Grünen. E racconta soprattutto, in un viaggio ricco e appassionato attraverso le nuove idee dell’ecologia che stanno mettendo radici quasi ovunque nel mondo – dalla democratizzazione energetica avviata in Germania che ha visto nascere decine di migliaia di piccoli impianti alimentati con fonti pulite, ai gruppi di acquisto sempre più diffusi nei paesi anglosassoni che privilegiano scelte di consumo ecologiche –, che l’ambiente per affermarsi come nuovo paradigma politico, oltre che culturale ed economico, ha bisogno di una politica libera dalle incrostazioni ideologiche del Novecento e dalla schiavitù di un meccanismo di selezione dei decisori politici che avviene quasi soltanto per cooptazione.

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