Cultura

Leggi per rottamare il paesaggio e i centri storici in Toscana e in Sicilia. È questo il nuovo Pd?

Articolo su Huffington Post –

Diceva Agatha Christie che un indizio è solo un indizio, due indizi sono una coincidenza, tre indizi sono una prova. Applicata alle politiche del “nuovo” Pd in fatto di tutela dell’ambiente e dei beni culturali, la regola della regina del “giallo” non lascia dubbi: nel Partito democratico, a Roma come in “periferia”, regna un supremo disinteresse per la difesa della bellezza italiana.

Primo indizio – ormai purtroppo una legge dello Stato – è il decreto “sblocca-Italia” che apre ad un piano indiscriminato di trivellazioni petrolifere a terra e in mare. Programma pieno di rischi per l’ambiente e totalmente fuori tempo e fuori luogo: oggi che il mondo intero ha cominciato a correre verso la fuoriuscita dall’era del petrolio e verso un modello energetico fondato su efficienza e fonti pulite, l’Italia per raschiare qualche fondo di barile di oro nero – i nostri giacimenti sono quantitativamente scarsi e qualitativamente scadenti – riempie di buchi il proprio territorio e i fondali marini lungo le proprie coste.

Il secondo e il terzo indizio, quelli che insieme al primo fanno una prova, sono di questi giorni. In Toscana il Consiglio regionale si accinge ad approvare una serie di modifiche al piano paesistico proposte da Pd e Forza Italia, e sostanzialmente sostenute dal presidente Rossi, che avrebbero tra i loro effetti una vastissima “deregulation” delle attività estrattive nell’area delle Alpi Apuane e una spinta formidabile alla privatizzazione e all’ulteriore cementificazione di spiagge e litorali. Read More…

Giusti due pesi e due misure: Israele non può agire come i terroristi di Hamas

bomb

Articolo su Huffington Post –

Perché vi indignate così tanto con Israele e così poco con i terroristi di Hamas?“. Quando provo a condividere con qualche amico israeliano il mio orrore, sia istintivo che razionale, per l’ennesima strage in corso a Gaza, la reazione è spesso la stessa: voi europei di sinistra così severi e giudicanti quando c’è da condannare i bombardamenti israeliani, diventate invece molto distratti e molto tolleranti davanti alle colpe, ai delitti di Hamas. Ma da italiani, da francesi, da inglesi, non reagireste allo stesso modo o anche peggio se qualcuno che vive a pochi chilometri da casa vostra vi sparasse addosso ogni giorno decine di razzi?

L’obiezione è quella classica del “doppiopesismo”: a Israele si perdona nulla, ai palestinesi tutto. È un’obiezione seria, e in qualche misura è un’obiezione fondata. Non bisognava aspettare i delìri dell’ultimo Vattimo contro Israele per capire che la sinistra europea, e specialmente quella sua parte tuttora influenzata dai vecchi miti del pacifismo “strabico” e del terzomondismo, continua a vedere il conflitto tra Israele e palestinesi come un esempio tipico, una metafora tardiva ma calzante dell’eterno scontro tra occidente “imperialista” e poveri del mondo. Dunque Israele è cattivo per ipotesi, e i palestinesi per ipotesi sono i “buoni”, i “giusti”: lo stesso stereotipo che per decenni ha trasfigurato l’immagine di tiranni sanguinari come Gheddafi, Assad, Saddam Hussein in quella di paladini degli oppressi. Al massimo si concede che Hamas con i suoi metodi esageri un po’: ma la lotta degli sfruttati non è mai un pranzo di gala…
Read More…

Teatro Valle: come nel nome dei beni comuni si privatizza uno spazio pubblico

teatro-valle-occupato3

Articolo su Huffington Post –

Era il giugno 2011. Un centinaio di lavoratori dello spettacolo – attori, tecnici, registi – occupavano il Teatro Valle nel cuore di Roma per salvare dal declino, forse dalla scomparsa dopo la chiusura dell’Eti che gestiva da decenni la struttura, questa che è una delle più prestigiose istituzioni teatrali italiane: qui andò in scena (il 9 maggio 1921) la “prima” di “Sei personaggi in cerca d’autore” di Pirandello, da qui sono passati tutti i più grandi protagonisti della storia del teatro italiano.

Generose e condivisibili le parole d’ordine di quell’atto di nobile ribellione: la cultura è un “bene comune”, no alla logica dei tagli continui e lineari ai già poverissimi budget pubblici della spesa culturale. Promettente anche l’avvio di questa esperienza di “autogestione”: presentata come condizione per scongiurare la temuta fine del Valle e come una tappa che in breve tempo avrebbe restituito il teatro alla sua funzione di luogo pubblico di produzione e trasmissione di cultura.

Dopo tre anni, e nonostante alcune iniziative culturali di pregio, la vicenda del Teatro Valle occupato è imprigionata in una via senza uscita: per rimanere in tema non assomiglia a un dramma e nemmeno a una commedia, piuttosto ha acquistato i tratti inequivocabili della farsa.

Partiti con buonissime intenzioni per garantire la sopravvivenza di un prezioso bene comune, gli occupanti hanno finito per realizzare la privatizzazione di quello che era comunque prima di loro uno spazio pubblico. Sicuramente in difficoltà finanziaria, forse mal gestito, ma pubblico.

Un gruppo di persone proclamatesi garanti dell’interesse pubblico si è impossessato stabilmente di questo spazio, che è anche un bene architettonico tutelato, e da allora lo conduce fuori da qualunque controllo democratico e di legalità, scegliendo a discrezione chi ospitare e chi no, autoazzerandosi il pagamento dell’elettricità e della tassa sui rifiuti.

Ora il sindaco Marino finalmente ha detto basta: il Teatro Valle deve tornare alla città, la scelta su chi, come, con quante e quali risorse deve gestirlo va affidata a procedure trasparenti e legali. Insomma, chi nel nome del “benecomunismo” l’ha privatizzato deve lasciare il campo. La speranza è che a queste parole seguano fatti conseguenti: l’apologo quasi orwelliano del Valle occupato trasformato in una novella “Fattoria degli animali” – da utopia assembleare a oligarchia abusiva -, esempio mirabile di eterogenesi dei fini, è durato troppo.

Roberto Della Seta

Francesco Ferrante

1 2 3 4 6  Scroll to top