Decreto Sblocca-Italia: se questa è la “visione”, meglio rottamare il Governo Renzi

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Articolo su Huffington Post

Più che ad un piano di misure rivoluzionarie per “sbloccare” l’Italia, per liberarne energie e talenti, somiglia a una desolante confessione d’impotenza e di mancanza di idee. Lo “sblocca-Italia”, di sicuro il decreto legge più annunciato della storia repubblicana, per prima cosa non esiste. Nel senso che non c ‘è un testo, un articolato, ci sono solo intenzioni e promesse tanto ambiziose quanto generiche e cangianti: qui, nel metodo, si vede l’apoteosi di un malcostume che il governo Renzi condivide con molti suoi predecessori ma che mai, francamente, aveva toccato vette così smaccate. Da mesi il governo annuncia e riannuncia questa rivoluzione, senza mai dare finora i cittadini, all’opinione pubblica la possibilità di giudicare sulle norme scritte anziché su qualche slide o peggio sulle battute del presidente del consiglio.

Per lo sblocca-italia si è arrivati al punto che l’ennesimo “annuncio”, a luglio, veniva mascherato come l’apertura di una grande consultazione. Con chi? Con quali risultati? Non è dato saperlo. Certo il Governo non deve avere dato molto retta a Legambiente che gli aveva indicato, nel dettaglio, oltre 100 opere davvero utili da sbloccare, visto quanto si sono arrabbiati gli ambientalisti di fronte all’ennesimo ricorso al “dio cemento” che sembra ispirare l’azione del Ministro Lupi. Nelle bozze che circolano ci sono articoli che nemmeno il peggior Berlusconi aveva fatto approvare: si va dalla privatizzazione dell’acqua, in spregio alla volontà dei cittadini espressa nel referendum, alla privatizzazione del demanio per permettere nuove costruzioni sulle spiagge, e ci sarebbe persino una norma sblocca-inceneritori che, comunque la si pensi sul tema, appare evidentemente fuori tempo visto che nel campo della gestione dei rifiuti sono ben altre le tecnologie moderne da implementare.

Comunque in attesa di conoscere e poter valutare gli “scripta” veri, non resta che misurare i “verba” profusi in abbondanza da Renzi e dai suoi ministri.

In questi anni una norma ha svolto a pieno una funzione anticlica: l’ecobonus per le ristrutturazioni edilizie con risparmio energetico. Mai però si è riusciti a stabilizzarlo. E anche stavolta ampie rassicurazioni che sarà inserito nella prossima “legge di stabilità” ma qui niente: si discute se confermarlo al 65% o ridurlo al 50% (sic!) perché non ci sarebbero le coperture. Ancora?! Ma non è stato ampiamente dimostrato come il saldo finale sia ampiamente positivo, per l’edilizia, l’occupazione, l’ambiente e persino per i conti dello Stato? Il premier non fa passar giorno senza un attacco ai “burocrati”, ma forse non c’è vicenda migliore di questa per dimostrare quanto l’assenza di un “visione” politica determini il vero “blocco” di ogni iniziativa positiva. Allora si preferisce ricorre a un’altra parola magica. “il commissario”. Arrivando al paradosso di nominare commissario di un’opera, quella si davvero utile e urgente, l’alta velocità Bari-Napoli, colui che deve realizzare l’opera stessa. Neanche nello Stato libero di Bananas.

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Ma ciò che è più triste è che ancora oggi, nel 2014, il premier che vuole “cambiare verso” si riduca a scopiazzare il Berlusconi del salotto di Vespa del 2001 e presenti, insieme al sempre presente (al Governo nel 2001 e oggi) Ministro Lupi cartine dell’Italia solcate da nuove mirabili autostrade. Non ci sono soldi? Allora si propone di defiscalizzare la Orte – Mestre (del tutto inutile se si guardano i flussi di traffico su quella direttrice) per oltre 10 miliardi, come se la defiscalizzazione non fosse un onere e un peso per i conti dello Stato e quindi peri cittadini, tanto che la stessa Corte dei Conti ha già sollevato più di un fondato dubbio per questi artifizi contabili. E poi si annuncia che si prolungheranno le concessioni in cambio di nuove opere autostradali. Annuncio vano, per fortuna, perché in quel caso sarà l’Europa a spiegare che non si può fare. Si arriva poi alla barzelletta quando di fronte all’impossibilità di trovare risorse per un’opera insensata e devastante come l’Autostrada Tirrenica, il viceministro (toscano e socialista) Nencini si affretta a dichiarare che “si troveranno le risorse nella legge di stabilità”.

Ma le assurdità, frutto di un guazzabuglio senza strategia non finiscono qui. Il capitolo aeroporti è davvero sconcertante. Sono anni che le autorità spiegano che ci sono troppi aeroporti in Italia che bisogna “razionalizzare”, concentrare, ecc. E che fa il Governo? In tempi di vacche magrissime destina risorse pubbliche a nuovi aeroporti! A Firenze e a Salerno. A Firenze è chiaro il motivo (sic!), ma a Salerno sarà forse per la prossima campagna elettorale per le regionali perché idea di politica di trasporto aereo certo non è rintracciabile in queste scelte. Ma allora perché mai in Parlamento, in sede di conversione, qualcuno dei candidati emiliani non è legittimato a proporre emendamento per spostare qualche decina di milioni sull’aeroporto di Rimini o di Bologna? O in quel caso si urlerà all'”assalto alla diligenza in Parlamento”? Non c’è un’idea “generale”, solo norme affastellate, con forte dose di improvvisazione e frutto comunque di una cultura vecchia e obsoleta, altro che innovazione. E dire che il premier prima di partire per le vacanze aveva acquistato “Lo Stato Innovatore” di Mariana Mazzucato suscitando in noi la speranza che leggendolo avrebbe capito la necessità di scegliere la strada degli investimenti, di una politica industriale fondata innanzitutto su una “green strategy”, unica strada per uscire dalla crisi. Niente da fare per ora: per Renzi meglio trivellare per succhiare qualche goccia di gas e/o petrolio che puntare su politiche di efficienza energetica e sulle fonti rinnovabili.

Insomma, in base agli annunci lo “Sblocca-Italia” sarà un decreto pessimo, inutile a segnare la via di una vera ripresa italiana e ricco invece di norme e misure socialmente e ambientalmente dannose. Il Renzi dei vecchi tempi un guazzabuglio così l’avrebbe additato come prova lampante di una politica obsoleta, da rottamare: ma un rottame resta un rottame, chiunque sia a battezzarlo…

 

Roberto Della Seta

Francesco Ferrante

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