LEGAMBIENTE

I sindacati si uniscano al nostro appello per le opere utili, legali e sostenibili “E’ finito il tempo delle mele (marce)”

folla

“Ottima iniziativa il decalogo “Legalità e qualità nelle opere pubbliche”  indirizzato al Premier  e ministro ad Interim delle Infrastrutture Matteo Renzi, lanciato da Legambiente, Libera, Cgil, Cisl e Uil. Le 10 priorità e 30 proposte concrete per un futuro migliore sono sicuramente un viatico per un rilancio sostenibile e onesto del sistema infrastrutturale italiano, e dunque chiediamo alle tre grandi rappresentanze dei lavoratori di unirsi allo sforzo degli ecologisti italiani, e di sostenere l’appello “E’ finito il tempo delle mele (marce), si apra la stagione delle opere utili, legali e sostenibili”, che Green Italia ha lanciato e che  sta ricevendo l’appoggio crescente di cittadini, politici, tecnici e intellettuali”.

Lo dichiarano gli esponenti di Green Italia Francesco Ferrante e Roberto Della Seta, tra i firmatari e promotori dell’appello che vede le firme, tra le altre, del Copresidente Partito Verde Europeo Monica Frassoni, dell’artista Moni Ovadia, lo storico dell’arte Tomaso Montanari, del climatologo Luca Mercalli, del produttore cinematografico Carlo Degli Esposti, del presidente dell’Arci Francesca Chiavacci, dei parlamentari Pd Pippo Civati, Felice Casson, Luca Pastorino e Adele Gambaro, delle senatrici Loredana De Petris, Alessia Petraglia  e Alessandra Bencini, dei portavoce dei Verdi Luana Zanella e Angelo Bonelli, dei presidenti di Legambiente e WWF Vittorio Cogliati Dezza e Donatella Bianchi.

“L’Italia – continuano gli esponenti ecologisti –  ha sì bisogno di infrastrutture, ma non quelle che una cupola affaristica grazie alla Legge Obiettivo impone da anni al Paese a carissimo prezzo, e con pessimi ritorni in termini di utilità, in un regime “di eccezione” a base di deroghe alle norme ordinarie dal quale i soli ad avvantaggiarsi sono stati i corrotti. Serve al Paese una diversa politica infrastrutturale, che parta dalla programmazione di costi e benefici, e che sia sostenuta dal confronto pubblico. Con queste premesse mai avrebbe visto la luce un’autostrada inutile come la Brebemi, mentre i milioni di pendolari ferroviari avrebbero un incremento della qualità del servizio che utilizzano ogni giorno”.

“Basta con i regali miliardari a lobby potenti come quella dei ‘signori delle autostrade’, ma non possiamo nemmeno rinunciare alle nuove opere pubbliche per il timore della corruzione: occorre svuotare il cesto dalle ‘mele marce’, e cambiare quel sistema che ha permesso a  corrotti e corruttori di prosperare grazie ad una legislazione opaca” – concludono Ferrante e Della Seta.

Larghe intese in Senato per salvare l’abusivismo edilizio

abbattimentoArticolo su Huffington Post di Roberto Della Seta e Francesco Ferrante –

Ieri il Senato italiano ha scritto una brutta pagina.

Con il voto di Forza Italia, Pd, Nuovo centrodestra, Scelta Civica e Popolari per l’Italia (contrari Sel, Cinquestelle e Lega) è stato approvato un disegno di legge che di fatto impedirebbe alla magistratura di dare esecuzione a migliaia di ordinanze di demolizione di immobili abusivi. Usiamo il condizionale perché la norma non è ancora legge dello Stato: dovrà passare all’esame della Camera e c’è da sperare – per una volta: benedetto bicameralismo! – che Montecitorio lo bocci.

La norma salva-abusivismo è scarna e apparentemente banale: fissa una gerarchia di abusi dal più grave – immobile realizzato da un camorrista – al più “leggero” – semplice casa abusiva – e stabilisce che per procedere alla demolizione degli abusi più comuni, che sono naturalmente la maggioranza, debbano essere stati abbattuti tutti gli altri. Il motivo, meglio il pretesto, del provvedimento èproteggere i cosiddetti abusivi di necessità, “poveri diavoli” che abitano nella casa costruita illegalmente. Solo è piuttosto raro che un mafioso o un camorrista conclamati firmino con nome e cognome un abuso, e invece è frequentissimo che i “poveri diavoli” siano prestanome di diavoli meno poveri e che queste “prime case” abusive – specie nelle zone a vocazione turistica – vengano in realtà affittate in nero a 1000 o 2000 euro a settimana. Read More…

Caro Emiliani, sui parchi sbagli

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Il giornalista e scrittore Vittorio Emiliani qualche giorno fa ha firmato sulle pagine dell’Unità l’articolo “Più speculazione e meno vincoli. Parchi minacciati”, presentato come un’attenta inchiesta mentre è invece ricco di opinioni, che sono ovviamente legittime, ma rimangono opinioni, non suffragate da dati di fatto. Questo avviene su vari argomenti, ad esempio, a proposito dei sindaci, della caccia, degli agricoltori, delle cave, delle miniere.

Questa la  risposta mia e di Francesco Ferrante pubblicata sull’Unità di oggi.

Caro direttore,

su l’Unità del 14 dicembre Vittorio Emiliani ci rende l’onore di una citazione personale in quanto ispiratori, nel Senato della scorsa legislatura, di alcune proposte di modifica della Legge quadro sui parchi che secondo lui miravano ad indebolire le tutele naturalistiche sui parchi italiani.

La discussione, anche il confronto tra punti di vista diversi, non ci preoccupano, solo ci sarebbe piaciuto, proprio ai fini di un utile contraddittorio, che prima di lanciare accuse così severe Emiliani avesse dato un’occhiata sia pure rapida ai contenuti delle nostre proposte. Avrebbe scoperto, per esempio, che non chiedevamo affatto di delegare alle associazioni ambientaliste, come lui scrive, la nomina di metà dei componenti dei consigli direttivi dei parchi nazionali: nell’articolato approvato dalla Commissione Ambiente del Senato nel dicembre 2012 si prevede infatti che solo un membro su 8 dei consigli direttivi, o per i parchi più grandi due su dieci, siano indicati dalle associazioni (oggi sono per tutti i parchi nazionali due su dodici); avrebbe scoperto, ancora, che tra le modifiche da noi proposte alla Legge quadro del 1991 ve n’era una  che tendeva a rafforzare il potere di nomina dei presidenti di parco nazionale in capo al Ministro dell’Ambiente, così da superare l’attuale diarchia Stato/Regioni che in assenza d’intesa porta al commissariamento e dunque alla paralisi degli enti parco; infine avrebbe scoperto che non solo quel disegno di legge non attenuava in nulla i vincoli sulla caccia nei parchi, ma inseriva per la prima volta nella legge quadro un divieto esplicito a cacciare nelle aree protette. Read More…

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