Posts by: Roberto Della Seta

La Laudato si’ è un’enciclica che pesa quanto la Rerum Novarum

papa

Articolo su Huffington Post –

Quando più di un secolo fa, nel 1891, papa Leone XIII promulgò l’enciclica “Rerum Novarum“, nell’establishment di allora non mancarono reazioni di fastidio o peggio di stizza. L’idea che la Chiesa, da secoli pilastro decisivo dello “status quo” sociale, sostenesse la necessità di regolare lo sviluppo e l’organizzazione dell’economia “capitalista” tenendo conto anche e molto dei diritti e dei bisogni dei lavoratori, fu vista da alcuni come un cedimento inaccettabile al nascente movimento socialista, da altri come una presa di posizione “anti-moderna” che cercava di imbrigliare il progresso.

Succede lo stesso con l’enciclica di papa Francesco “Laudato Si'”, che pone per la prima volta la difesa dell’ambiente e degli equilibri ecologici, nella politica come nella vita quotidiana, come un “dovere” cristiano. In America la destra repubblicana, “negazionista” da sempre sui cambiamenti climatici, accusa il papa di invadere il campo delle scelte politiche che non gli compete. Si unisce al coro persino il cattolico convertito Jeb Bush, candidato alle presidenziali, che ha diffidato Francesco: “Non mi faccio dettare la politica economica dai miei vescovi, dai miei cardinali o dal mio Papa”. In Europa e anche in Italia le reazioni di fastidio sono meno esplicite, ma il “papa verde” fa storcere la bocca pure a tanti “liberisti” nostrani . L’accusa a Francesco è la stessa che a fine Ottocento veniva mossa a Leone: “La Chiesa si occupi della cura delle anime ma lasci stare la politica”.

Questa insofferenza diffusa è tutt’altro che innocente. Il paragone non sembri azzardato: la svolta ecologista di questo papa può produrre effetti altrettanto profondi sulla società, sulla cultura, sulla stessa politica di quelli che vennero dalla “Rerum Novarum” di Leone XIII, manifesto di fondazione della dottrina sociale della Chiesa. Le parole del papa sono decisamente ingombranti non solo per la grande influenza morale di chi le pronuncia presso centinaia di milioni di cattolici in tutto il mondo, ma per due ragioni squisitamente laiche: possono dare una spinta formidabile – come fu per l’enciclica sociale di papa Leone – a rinnovare contenuti e confini dell’etica pubblica, e poi schierano la Chiesa in una competizione attualissima e quanto mai aspra, quella tra l’economia dominante negli ultimi decenni – finanza, energia dei fossili e del nucleare, industria pesante dal cemento all’acciaio alla chimica di vecchia generazione – e la nuova economia dematerializzata – energie pulite, chimica verde, nuovi materiali – in cui l’innovazione tecnologica è spesso colorata di “green”. Si tratta di due ordini d’interessi entrambi legittimi e del tutto inconciliabili: il primo resiste a trasformazioni, in parte dettate da immensi problemi ambientali come il cambiamento climatico, che lo condannano al declino, il secondo di tali trasformazioni approfitta per crescere e affermarsi. Read More…

Primo atto di governo dell’”impresentabile” De Luca: sì al condono edilizio

Regionali: De Luca, contro di me guerra termonucleare

Articolo di Roberto Della Seta e Francesco Ferrante su Huffington Post – 

Se qualcuno aveva dubbi sul carattere esclusivamente formale o anche sostanziale della “impresentabilità” di Vincenzo De Luca, il suo primo atto di governo – fortunatamente solo annunciato – aiuta a dissiparli. Il sindaco decaduto di Salerno e presidente “decadendo” della Regione Campania ha detto in un’illuminante intervista al “Mattino” che procederà immediatamente a condonare gli 80 mila immobili abusivi presenti nella sua regione.

A parte l’aberrazione giuridica di tali dichiarazioni – solo una legge nazionale può introdurre nuove sanatorie -, esse dimostrano chi è veramente De Luca: un notabile espressione della peggiore politica meridionale degli ultimi decenni, un perfetto rappresentante di quelle larghe intese campane che da tempo stanno cercando di condonare le migliaia di abusi edilizi non sanabili in base alle leggi vigenti, e così di perpetuare la condizione di endemica illegalità urbanistica, di distruzione territoriale costata alla Campania non solo danni incalcolabili all’ambiente ma una condizione generale di dissesto del suolo che da Sarno a Ischia ha provocato centinaia di morti e feriti. Read More…

Domenica in Liguria può finire l’era del dissesto-declino

pastorino 2

Articolo su Huffington Post –

Dissesto ecologico = declino socio-economico. Questa equazione, tutt’altro che approssimativa, sintetizza bene il senso e soprattutto i risultati degli ultimi decenni di governo della Liguria. Per fissare l’inizio di questa lunga stagione si può scegliere una parola: “rapallizzazione“. La inventò Indro Montanelli quasi mezzo secolo fa, ad indicare – partendo appunto dal caso simbolo della città di Rapallo sulla Riviera di Levante – un modello sconsiderato di saccheggio del territorio tutto all’insegna del cemento selvaggio.

Negli anni purtroppo la rapallizzazione ha contagiato una buona fetta d’Italia, ma certo in Liguria questo modello di sviluppo fondato sulla cementificazione intensiva del suolo e sul sistematico disprezzo per gli equilibri ambientali ha dato il peggio di sé. Territorio fragile e delicato, che per morfologia richiederebbe una gestione ambientale di assoluto rigore, la Liguria è la regione italiana dove il consumo di suolo ha galoppato più velocemente e una di quelle dove nel nome apparente dello sviluppo, in quello più realistico di un rapporto opaco tra politica e varie lobby dell’economia anti-ecologica, l’ambiente è stato più sistematicamente maltrattato.

Questa ricetta ha prodotto, lo ripetiamo, una miscela indigesta di dissesto ecologico e di declino socio-economico. Perché l’economia del mattone selvaggio non solo ha reso più insicura la vita dei liguri, costretti cominciando da Genova a fare i conti quasi ogni anno con temporali di stagione che fanno danni come terribili uragani, ma ha colpito al cuore la principale materia prima da cui dipende il futuro del turismo in Liguria: la bellezza. Ancora più in generale, in Liguria ha resistito con una speciale forza quell’idea radicatissima nelle nostre classi dirigenti per la quale ambiente e sviluppo sono termini antitetici: di “monumenti” liguri a questa idea, anch’essa rivelatasi fallimentare sia sul piano ecologico sia su quello economico, ce ne sono tuttora parecchi, basti pensare alla centrale a carbone di Vado Ligure.

Protagoniste assolute di questa lunghissima stagione di governo sono state le “larghe intese” di fatto al potere in Liguria da decenni, che a guidare la Regione fosse la destra o il centrosinistra. E non vi è dubbio che Claudio Burlando, prima sindaco di Genova poi per dieci anni “governatore”, sia la figura più rappresentativa di questa estenuante “era del grigio”: sì, Burlando è l’espressione più autorevole e tipica di una classe dirigente che mentre collaborava più o meno consapevolmente al dissesto ambientale dei territori da essa amministrati, al tempo stesso assisteva immobile alla crisi verticale della vocazione industriale della Liguria, incapace di rispondere con politiche di innovazione al deserto occupazionale che si andava diffondendo. Read More…

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