Sport

Lo stadio della Roma e il collegamento scomparso

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Articolo di Roberto Della Seta e Edoardo Zanchini sul Corriere della Sera –

Abbiamo fatto un bel sogno. Nasceva nella capitale un nuovo stadio tutto della Roma: un impianto moderno, sicuro, energeticamente efficiente, con spazi commerciali collegati. Uno stadio come ce l’hanno i grandi club calcistici europei, interamente pagato dai privati che in cambio di questo buon affare finanziavano le necessarie opere di urbanizzazione a cominciare dalla più importante di tutte: il collegamento con la stazione ferroviaria di Muratella per consentire ai tifosi (noi tra questi), agli sportivi, ai visitatori occasionali e a quelli stabili di raggiungere con i mezzi pubblici su ferro, i più rapidi e i meno inquinanti, questa sorta di “cittadella” romanista.

Nel sogno questo era il progetto presentato dalla Roma al Sindaco e alla stampa, con la garanzia per i romani che in questo caso, come troppo raramente in passato, l’operazione immobiliare sarebbe stata a tutto vantaggio della città: niente cemento in più rispetto alle previsioni del piano regolatore, ma invece un esempio virtuoso di collaborazione reciprocamente conveniente tra interesse pubblico e legittimo business. Read More…

Qatar, no ai Mondiali della vergogna

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Articolo su l’ Unità –

Stanno per cominciare i Mondiali di calcio in Brasile, ma altri Mondiali, mondiali della vergogna, sono già cominciati da mesi in Qatar. Nei giorni scorsi il Sunday Times ha messo nero su bianco l’ipotesi che sulla scelta del Qatar come Paese ospitante dei Mondiali di calcio del 2022 siano volate mazzette da centinaia di milioni. Immediato il coro di riprovazione di opinionisti sportivi e anche di qualche dirigente del calcio, con tanto di richiesta alla Fifa di togliere la rassegna al Qatar e di spostarla in Paesi più rassicuranti e affidabili, tipo Inghilterra o Australia o Stati Uniti. In questi giorni tutti lanciano allarmi e gridano allo scandalo per i “mondiali della corruzione”, però che i Mondiali di calcio in Qatar fossero un affare sporco era noto da mesi: almeno da quando – circa un anno fa – il Guardian pubblicò un dettagliato reportage raccontando le condizioni di autentica schiavitù nelle quali lavorano migliaia di operai, soprattutto immigrati pakistani, indiani e bengalesi, impiegati nei cantieri già all’opera per preparare il Paese alla prima grande kermesse calcistica in terra araba. Sarà perché di mezzo non c’è Israele, calamita di ogni genere d’indignazione a sfondo pacifista o umanitario, ma in questo caso la denuncia del Guardian, seguita da dossier ancora più particolareggiati di “Amnesty International” e dell’”Organizzazione mondiale del lavoro” sulle condizioni in cui vivono e lavorano i lavoratori immigrati nell’emirato arabo, almeno in Occidente ha lasciato poche tracce. Eppure lo scenario descritto in queste denunce è da brividi: in Quatar centinaia di migliaia  di immigrati dormono ammassati in piccoli dormitori senza climatizzatore, circondati da rifiuti e da fosse biologiche scoperte, e in diversi senza acqua potabile. Si sdraiano a terra per cercare refrigerio dal caldo, dove la temperatura, in Qatar, la notte raggiunge anche i 40 gradi. Secondo il Guardian, solo tra giugno e luglio 2013 sono morti nei cantieri del “boom” immobiliare collegato ai Mondiali del 2022 44 lavoratori, colpiti da crisi cardiache o vittime di incidenti sul lavoro. Ciò è avvenuto nell’area in cui si sta costruendo dal nulla un’intera città chiamata Lusail, destinata ad ospitare lo stadio della finale e dove andranno ad abitare oltre 200 mila persone.

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Il nuovo stadio della Roma sia pienamente sostenibile dal punto di vista ambientale

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“Il nuovo avveniristico progetto dello stadio per la nostra Roma ci mette,nella condizione particolare di rigorosi ambientalisti e di ferventi romanisti,di dovere auspicare una sostenibilità totale del progetto per quanto riguarda i materiali utilizzati, l’efficienza energetica dell’impianto, la possibilità di accedervi utilizzando il trasporto su ferro e infine  la necessità di verificare scrupolosamente la compatibilità urbanistica ed ambientale della location. Modernità significa soprattutto  una ‘visione Green’  del progetto : ci auguriamo sia rigorosa,sia da ambientalisti che da romanisti”.

Lo dichiarano gli esponenti di Green Italia Roberto Della Seta e Fabio Granata.

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