della seta

Il 25 maggio io #votoGreen

VERDIGREENITALIA

Care amiche e cari amici,

sono uno dei 66 candidati (34 donne e 32 uomini) della lista “Green Italia Verdi Europei” (www.verdieuropei.it) che partecipa alle elezioni europee del 25 maggio prossimo. Sono candidato in due delle cinque circoscrizioni in cui è divisa l’Italia: Italia centrale (Lazio, Toscana, Marche, Umbria) e Italia meridionale (Campania, Puglia, Calabria, Abruzzo, Basilicata, Molise).

La nostra lista segna il ritorno sulla scheda elettorale, dopo lunghi anni di assenza, di un simbolo ecologista: il simbolo che abbiamo scelto è il girasole, lo stesso del “Partito Verde Europeo” cui siamo collegati e che rappresenta nel Parlamento che stiamo per rinnovare il quarto gruppo per numero di deputati.

Come molte e molti di voi sanno, il mio impegno ecologista dura da tempo. L’ho “speso” a lungo in Legambiente, di cui sono stato presidente e che resta la mia prima “casa politica”, e l’ho speso per cinque anni da parlamentare del Pd: un’esperienza nella quale ho cercato di affermare le ragioni dell’ambiente nelle scelte politiche e parlamentari del Partito democratico (questo il link a un breve resoconto dell’attività svolta nei miei cinque anni da senatore: www.robertodellaseta.it/chi-sono/ ) e dalla quale però ho ricavato la convinzione che senza la presenza autonoma e visibile di una forza politica ecologista sarà impossibile scardinare l’attuale indifferenza di tutti i grandi partiti, Pd compreso, verso i temi ambientali.

Invece per chi come me e come tanti altri considera l’ecologia una delle parole più importanti per il futuro – per un futuro di benessere e di giustizia – è indispensabile che questa parola, le ragioni che le danno senso, entrino finalmente anche nella politica italiana: ripulendola dalle sue tante zone d’ombra, e aprendola alla consapevolezza che tutelare l’ambiente, gli equilibri ecologici, il paesaggio, il patrimonio storico è certo un valore in sé ma è anche la via più sicura per fermare il declino sociale, economico, ambientale dell’Italia, per salvarne “la grande bellezza”.

Questa lista e queste elezioni sono la prima pietra per costruire anche in Italia, come esiste in buona parte d’Europa, una forza ecologista autonoma e incisiva, che metta l’ambiente nel cervello e nel cuore della politica.

Non c’è tempo da perdere. L’Italia ha visto crescere in questi anni due grandi crisi parallele: la crisi economica che ha seminato disoccupazione e povertà; la crisi ecologica in cui si sommano problemi spiccatamente italiani – Ilva di Taranto, Terra dei Fuochi, emergenze rifiuti, dissesto idrogeologico, abusivismo edilizio – e mali comuni a tutto il pianeta, dal clima che cambia alla biodiversità che diminuisce.

L’ecologia, il pensiero verde sono “attrezzi” indispensabili per uscire da questo doppio tunnel, ma vanno usati al più presto. Se ci voterete in tanti, l’impresa sarà più rapida!

Un saluto a tutte e a tutti

SantinoWeb_della

L’Europa al voto vista da Auschwitz

Auschwitz-Birkenau

Articolo sull’Unità

Oggi mi trovo in Polonia, a Oswiecim: Auschwitz in tedesco. Qui settanta anni fa, il 23 maggio 1944, furono ammazzati perché ebrei un fratello (Giovanni) e tre sorelle (Eva, Gina, Valentina) di mio nonno Angelo Della Seta con le loro famiglie: Jacopo Franco marito di Gina; Enrico Di Capua marito di Eva; Angelo e Elda Di Nola marito e figlia di Valentina; Mario e Renzo Roccas marito e figlio di Elda (Mario e Renzo furono ammazzati alcuni mesi dopo gli altri). Mio nonno non c’era, era morto di malattia quattro anni prima. Non c’era neanche mio padre Piero: per sua (e per mia) fortuna si era allontanato dalla famiglia d’origine e avvicinato a una nuova, quella del Partito comunista clandestino. Anche per questo quando ad aprile 1944 i suoi zii e cugini vennero arrestati dai fascisti a Chianni, vicino a Pisa, dove credevano di stare al sicuro, poi portati nel carcere di Firenze, infine consegnati ai nazisti e deportati nel campo di Fossoli e da qui ad Auschwitz, lui invece si trovava a Roma come la madre Jole e la sorella Giovanna, ben nascosti da qualche parte grazie ad amici, preti, comunisti. Tutti e tre si salvarono dai nazisti, tutti e tre il 4 giugno 1944 – senza sapere che una settimana prima un pezzo della loro famiglia era stato distrutto ad Auschwitz – poterono festeggiare la liberazione della città.

Visitando le baracche ben conservate dello sterminato campo di Auschwitz mi sono venute in mente le parole scritte da Edgar Morin e Mauro Ceruti in un libro recente e bellissimo che s’intitola “La nostra Europa”. L’Europa metanazionale – così Morin e Ceruti – è figlia della barbarie, del male assoluto simboleggiato da Auschwitz e anche del rifiuto di quell’altro male profondissimo che fu lo stalinismo. Ma questa Europa che fra errori, parziali fallimenti, viltà, ritorni indietro non ha mai smesso di cercare la via dell’unità, della cittadinanza europea, è figlia soprattutto dell’improbabile: “Le sorti della seconda guerra mondiale – ricordano Morin e Ceruti – vissero un rovesciamento drammatico nell’inverno 1941-1942. In soli due mesi, il probabile della vittoria nazista iniziò a diventare improbabile; l’improbabile della vittoria alleata iniziò a diventare probabile”. Read More…

A Taranto catastrofe sanitaria che le istituzioni non affrontano

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“A Taranto siamo di fronte ad una catastrofe sanitaria ed ambientale che le istituzioni continuano a non affrontare nonostante i dati sulla mortalita’ che si leggono nell’ultimo rapporto Sentiero sono un vero e proprio bollettino di guerra”. Lo hanno dichiarato il leader dei Verdi Angelo Bonelli e l’ex senatore Roberto Della Seta, entrambi candidati alle Europee nelle liste di Green Italia – Verdi Europei nella circoscrizione Sud nel corso di una Conferenza stampa svoltasi oggi a Taranto e nella quale sono stati resi noti i nuovi dati del rapporto epidemiologico Sentieri per dei 6 anni tra il 2003 e il 2010 (da questi dati è escluso il 2005 per una carenza di dati).

 
“I dati del rapporto sono drammatici – continuano i due esponenti ecologisti -. Si registra un aumento di mortalita’ per il mesotelioma della pleura del 142% in piu’ per gli uomini e del 110% in piu’ per le donne; un aumento della mortalita’ per il tumore maligno della trachea e dei bronchi del 21% in piu’ per gli uomini e del 27% in piu’ per le donne; un aumento della mortalita’ per tumori maligni del sistema linfatico del 10% in piu’ negli uomini e del 52% nelle donne; un aumento della mortalita’ per le malattie respiratorie acute del 43% in piu’ per gli uomini e del 15% in più per le donne; un aumento della mortalità per il tumore maligno del testicolo del 94% in più per gli uomini. In oltre si registra un’incidenza oncologica del tumore maligno al polmone del 55% in piu’ per gli uomini e del 44% in piu’ per le donne e del per tumore alla tiroide del 58% in piu’ per gli uomini e del 20% tra le donne, un aumento incidenza dei tumori dei tessuti molli del 35% in piu’ negli uomini e del 48% in piu’ donne”. 
 
“Di fronte a questi dati drammatici emergono responsabilita’ politiche e morali che avrebbero dovuto portare a rimuovere quelle figure che nei partiti di sinistra e nei sindacati, invece di battersi per i diritti e la salute dei tarantini, hanno scelto la sistematica complicita’ con i padroni dell’Ilva – aggiungono i candidati di Green Italia Verdi Europei -. Un simbolo di questa contiguita’ intollerabile è Ludovico Vico, prima dirigente della Cgil e poi del Pd pugliese: Vico che al telefono con Archinà, come si legge negli atti giudiziari, concordava strategie e procedure nell’interesse della famiglia Riva. Oppure Daniela Fumarola, responsabile Cisl che, come emerge dalle indagini, interloquiva con Archina’ al telefono pianificando strategie comuni”.
 
“Diciamo con grande chiarezza sin da ora che se il 19 giugno il sindaco di Taranto Stefano e il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola dovessero essere rinviati a giudizio servirà un atto di igiene politica con dimissioni immediate e nuove elezioni per Taranto e la Puglia – concludono Bonelli e Della Seta -. Solo con una forza ecologista autonoma e autorevole, che promuova una conversione industriale sul modello di quanto fatto a Bilbao, Taranto potrà uscire dal tunnel dell’avvelenamento della citta’”.
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