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Da Alitalia a Ilva, da Bersani a Colaninno Jr: quei rapporti opachi tra Pd e mondo degli “affari”

ALITALIA:CORSA EVITARE 600 ESUBERI,VERSO ACCORDO SOLIDARIETA'

Articolo di Roberto Della Seta e Francesco Ferrante su Huffington Post

Il Pd ha un problema. Più esattamente: ne ha tanti, ma uno in particolare che è proprio tutto suo, costitutivo, non dipende né dall’azzardo delle larghe intese né dalle imboscate di Berlusconi e neppure dall’aspra dialettica congressuale. È un problema che condivide con altri, ma nel suo caso è particolarmente ingombrante vista l’ambizione, del Pd medesimo, di proporsi come forza centrale per un cambiamento radicale e virtuoso.

Questo problema in più nasce da un rapporto vischioso, talvolta decisamente opaco con la sfera degli interessi economici.

Il punto, sia chiaro, non è che il Pd intrattiene relazioni con il mondo dell’impresa e anche con singoli imprenditori: sarebbe una follia se non lo facesse, poiché le necessità e le richieste delle imprese sono parte decisiva di ogni progetto plausibile di governo dell’Italia.

No, la faccenda è diversa: è che talvolta, abbastanza spesso, questi legami paiono ispirati da logiche inconfessabili, cioè fanno sorgere il dubbio che sulle posizioni e sulle scelte del Pd la convenienza privata di questo o di quell’interesse “costituito” pesi di più di una considerazione, per quanto opinabile, dell’interesse generale.

Meglio di tanti scandali che vedono accusati di corruzione esponenti del Pd – da Penati, a Del Turco, a Lorenzetti, fino alle ricorrenti indagini che coinvolgono dirigenti del Pd siciliano -, meglio persino di quel monumento agli intrecci impropri tra sinistra politica e sistema bancario che si chiama Monte dei Paschi, due altri esempi, sebbene irrilevanti sul piano giudiziario, aiutano a chiarire ciò che intendiamo. Read More…

Chi ha inventato i “respingimenti in mare” non ha titolo per attaccare l’Europa

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Articolo di Roberto Della Seta e Francesco Ferrante su Huffington Post

“Riportare gli immigrati in Libia senza esaminare i loro casi, li ha esposti al rischio di maltrattamenti ed è equivalso ad una espulsione collettiva (…). I ricorrenti sono stati esposti al rischio di maltrattamenti in Libia e di rimpatrio in Somalia ed Eritrea”. Questi alcuni brani della sentenza del febbraio 2012 con cui la Corte Europea dei Diritti Umani ha condannato l’Italia per la pratica dei respingimenti in mare, contestando al nostro Paese la violazione di due articoli della Convenzione europea per i diritti dell’uomo: dell’articolo 3, che proibisce trattamenti inumani e degradanti, e dell’articolo 4, relativo al divieto delle espulsioni collettive.

Febbraio 2012. Presidente del Consiglio era Silvio Berlusconi, Angelino Alfano era segretario del Pdl ma fino a pochi mesi prima era stato Ministro della Giustizia.

Ecco: se c’è qualcuno che non ha titolo, né politico né morale, per accusare l’Europa di inerzia e di irresponsabilità davanti al dramma di migliaia di africani (non meno di 20 mila) che per fuggire dalle guerre e dalle persecuzioni hanno trovato la morte nel Mediterraneo, questo è Angelino Alfano, per anni uno dei teorici e dei diretti ispiratori – Pdl e Lega in perfetta combutta – della pratica, oggettivamente criminale, dei respingimenti in mare. Read More…

Ma prima di Berlusconi non c’era l’età dell’oro

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Articolo su Huffington Post

Le giornate di venerdì e sabato scorsi hanno segnato due delle tappe più significative e anche più “alte” nel lungo cammino presidenziale di Giorgio Napolitano.

Prima la visita al carcere di Poggioreale: con la scelta inusuale di parlare da Capo dello Stato davanti a un pubblico di detenuti, con il coraggio di pronunciare parole di verità sulla vergogna delle condizioni subumane di vita nelle prigioni italiane e parole di saggezza sull’urgenza di atti straordinari come un’amnistia perché tale vergogna sia almeno tamponata.

Viene inevitabilmente in testa un paragone: con il discorso tenuto da papa Wojityla davanti alle Camere riunite – era il 2002 – nel quale il pontefice invocò dai legislatori un atto che riportasse legalità e dignità nell’universo carcerario.

Poi, sabato a Milano, l’intervento emozionato al convegno in ricordo del suo amico Luigi Spaventa.

Nell’occasione Napolitano ha contrapposto la stagione politica odierna, caratterizzata dallo “smarrimento di ogni nozione di confronto civile e di ogni costume di rispetto istituzionale e personale”, agli anni per l’appunto in cui Spaventa fu parlamentare e ministro: anni di divisioni politiche non meno aspre di quelle attuali ma nei quali quest’asprezza era temperata dalla presenza su tutti i fronti di uomini come Spaventa animati da una forte nozione del bene comune.

Lucia Annunziata ha sintetizzato con efficacia su L’Huffington Post il retroterra logico di tale visione: a dominare questo come altri analoghi ammonimenti di Napolitano, così Annunziata, è la preoccupazione “che il presente si muova sull’orlo del caos e che solo una riconnessione con le regole del passato, e la guida di un gruppo di uomini eccelsi, possono salvarci da questo caos”. Read More…

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